#Storie di Vita!
Preferivo sfoggiare foulard di ogni colore
“Sono passati ormai 15 anni, era il 2006 esattamente il 22 Settembre, lo ricordo ancora oggi, era un venerdì quando tutto ebbe inizio. Avevo compiuto 22 anni da tre giorni ma da due settimane mi sentivo tanto stanca con una febriciattola strana di 37/37,5 che andava e veniva ed un colorito pallido, insolito per me che sono abbronzata praticamente 365 giorni l’anno ed ero tornata da poco dalle vacanze estive, marocchina mi dicono sempre.
Credo di essermi recata almeno 5 volte dal medico di famiglia per capire cosa potessi avere e finalmente mi vengono prescritti degli esami del sangue sotto suggerimento di mio padre.
Il giorno dopo faccio subito gli esami ma non passa neanche un’ora che ricevo una chiamata disperata dalla dottoressa del laboratorio che mi dice di precipitarmi immediatamente al pronto soccorso del San Matteo di Pavia in cui vi è uno dei reparti d’eccellenza in campo di ematologia.
Ematologia? Cosa vuol dire? Cos’ho di così tanto grave??
Con i miei genitori passammo velocemente a ritirare gli esiti degli esami fatti poco prima e nel tragitto verso il pronto soccorso ricordo che le lacrime non smettevano di scendere sul mio viso. In realtà non sapevo neanche per cosa stessi piangendo,
so solo che avevo paura, tanta paura
che potesse essere qualcosa di molto grave, lo avevo letto negli occhi della dottoressa mentre consegnava a mia madre gli esiti da presentare al p.s. Arrivati all’accettazione consegnammo gli esami spiegando brevemente perché ci trovassimo li, il codice fu subito rosso ed un istante dopo mi ritrovai seduta su una sedia a rotelle e portata immediatamente in una saletta dove mi fecero qualsiasi tipo di accertamento. Pochi giorni dopo capì il motivo, avevo 30.000 globuli bianchi e 4,3 di emoglobina con una diagnosi di leucemia mieloide acuta diagnosticata tre giorni dopo aver fatto il prelievo del midollo. Ero arrivata al pelo, appena in tempo, sarebbe bastato solo un giorno in più perché tutto fosse irreparabile.
I medici dissero ai miei genitori: “faremo tutto il possibile per salvarla ma non possiamo sapere se le cure funzioneranno, bisogna solo sperare“.
La prima chemio con grande stupore non diede alcun risultato nonostante l’infusione continua di ben 7 giorni h24.
La remissione della malattia arrivò con la seconda chemio di salvataggio e ricordo ancora la felicità dei medici nel darci la notizia, il mio caro medico Dott. Bonifichi entrò nella mia stanza svolazzando l’esito dell’esame del midollo ed urlando: “Simona sei in remissione!! La terapia ha funzionato, ha funzionato!!”. La gioia fu immensa ed io mi sentii già salva anche se in realtà non pensai mai al peggio durante tutto il percorso, dovevo solo sbrigarmi ad uscire dall’ospedale perché avevo ancora tanto da fare.
Da qui si optò subito per un trapianto di midollo ed avendo una sorella ed un fratello la probabilità che uno dei due fosse compatibile era alta ma non fu così, la tipizzazione riscontrò una compatibilità tra loro due ma non con me.
Venne attivata subito la procedura per la ricerca di un donatore di midollo ed intanto il mio protocollo andava avanti con altre due chemio di consolidamento per terminare il ciclo.
I capelli oramai erano belli che andati già dopo la prima chemio, li rasai subito al primo accenno di caduta, non ci pensai due volte, tolto il dente, tolto il dolore. Fu strano guardarmi allo specchio senza la mia folta e lunga chioma riccia, piansi un pochino ma passò in fretta, fu il minore dei mali rispetto ai disturbi ed ai mille problemi causati dalle chemio, tanto ricresceranno.
Il primo pensiero fu far fare una parrucca identica ai miei capelli che alla fine misi due volte o tre, mi faceva sentire a disagio.
Preferivo sfoggiare foulard di ogni colore che cambiavo in base all’abbigliamento che indossavo.
Dopo pochissime settimane dall’inizio della ricerca del donatore arrivò la notizia che tutti speravamo, il mio angelo era lì ad aspettarmi, lei che dalla città di Ivrea aveva deciso di donarmi una seconda vita, una compatibilità al 100%, un’ anima gemella, la seconda metà della mela.
Non basterà tutta la mia vita per ringraziarla, mi spiace solo non poterla abbracciare e dirle quanto io e la mia famiglia le saremo per sempre grati.
Ringrazio ADMO per tutto il lavoro prezioso che fa quotidianamente nella campagna di sensibilizzazione e spero che questa mia storia possa essere di aiuto nel comprendere quanto importante sia diventare donatori di midollo nella speranza di poter salvare una vita.
Mio marito, mia sorella e Angela lo sono diventati da subito
Dedico questo racconto:
A te mio angelo per il grande spirito di altruismo che spero possa contagiare il mondo intero.
Ai miei genitori per non avermi lasciata mai da sola in ospedale durante tutta la lunghissima degenza durata quasi 8 mesi, a non aver mai versato una lacrima in mia presenza e ad avermi dato sempre la forza di non mollare.
A mio marito, nonché fidanzato di allora, per non aver optato per una vita più semplice ed avermi sempre dimostrato il suo amore.
Ai miei fratelli per essere stati pronti a donarmi una parte di loro senza esitare.
Ad Angela mia cara amica sempre pronta a distrarmi con le sue lunghissime lettere.
A Viviana e Giovanna mie compagne di viaggio che purtroppo sono volate via. ”
Un caro saluto, Simona.